Modelli di nuraghe e betili

A Mont’e Prama sono stati rinvenuti numerosi modelli di nuraghe in calcare di grandi dimensioni, monotorri e complessi: bilobati, trilobati, quadrilobati, ottalobati a seconda del numero di torri che racchiude il mastio centrale.

Scorcio del modello di un nuraghe quadrilobato esposto al Museo archeologico nazionale di Cagliari.
Particolare del coronamento del mastio di un modello di nuraghe quadrilobato esposto al Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras.
Scorcio dall’alto del coronamento del mastio di un modello di nuraghe quadrilobato esposto al Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras.

I modelli di nuraghe sono sculture già note in quanto ritrovate in diversi siti (per esempio, nel nuraghe Palmavera di Alghero, nel santuario di Santa Vittoria di Serri, nel nuraghe Su Nuraxi di Barumini, nella località Bia ’e Decimu a San Sperate, nel territorio di San Vero Milis).
In letteratura si ritrovano non solo notizie di sculture litiche, in calcare e arenaria, ma anche di modellini di nuraghe in terracotta e in bronzo. Non si tratta di raffigurazioni dettagliate, bensì di una interpretazione stilistica schematica che esalta gli aspetti peculiari del nuraghe.

Bronzetto raffigurante un nuraghe complesso e un probabile tempio rettangolare. Ittireddu, località sconosciuta.
Un modello di nuraghe quadrilobato esposto al Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras.
Le più significative sono le sculture che rappresentano il complesso nuragico a più torri con la cortina turrita che racchiude il grande mastio centrale. Le torri perimetrali possono essere quattro o otto, e sono rappresentate a rilievo sporgenti dagli angoli e dai lati, da cui si innalza la parte più alta che termina con la raffigurazione del terrazzo. Al centro spicca la torre del mastio, più alta rispetto alle altre e sormontata da un terrazzo.
È interessante notare che i nuraghe ottalobati, cioè con otto torri perimetrali intorno alla principale, non esistono nella realtà. Evidentemente i modelli così fatti non sono riproduzioni fedeli dei monumenti, ma rappresentazioni allusive che esaltano oltre misura il numero e l’altezza delle torri.

Il rinvenimento di questi reperti è molto importante dal punto di vista storico per la ricostruzione architettonica delle strutture antiche, in quanto i modelli ci restituiscono l’aspetto originario dei nuraghi, che noi non potremmo diversamente conoscere in quanto ormai crollati o deteriorati dal tempo. Possiamo ricostruire, per esempio, dal punto di vista architettonico, la parte terminale della torre del nuraghe che doveva essere sormontata da un terrazzo pavimentato in legno poggiante su mensoloni di pietra e circondato da un parapetto anch’esso di legno.

vedi i nuraghe in 3D

Betili

I betili sono sculture astratte in pietra di forma troncoconica, interpretate come raffigurazione simbolica della divinità. Essi sono tra i primi elementi litici ritrovati nel sito.
I betili sono elementi comuni nelle sepolture dell’età nuragica.

Ritrovamento di un betilo e di frammenti di statue nel corso dello scavo del 1979.

I betili di Mont’e Prama sono in maggioranza scolpiti nell’arenaria, una pietra diversa dal calcare delle statue rinvenute nell’area.

Il nome betilo, dal termine ebraico bet-el, significa “casa di Dio”. È, in generale, una pietra lavorata, allungata, di sezione più o meno circolare, con sommità appuntita o appiattita.

Sono stati ricomposti finora molti esemplari di betili in arenaria e in calcare, ma molti frammenti sono ancora nel sito e altri in magazzino.

La sommità è appiattita e poco al di sotto si trovano delle piccole cavità quadrangolari disposte su una o due fila.
Un’interpretazione li considera come più antichi rispetto alle statue antropomorfe e ritiene che siano stati dunque spostati dalle più antiche tombe dei giganti dell’età del bronzo al momento della erezione della necropoli-santuario.
Un’altra ipotesi invece propone che questi siano stati appositamente lavorati con materiale diverso per queste sepolture.
Ad ogni modo, questi elementi, collocati in prossimità delle tombe come segnacoli delle stesse, avevano ragionevolmente anche il fine di monumentalizzare l’area per celebrare i defunti deposti nelle tombe, probabili esponenti di un ceto aristocratico a cui venivano riservate sepolture singole.