Festival Internazionale dell’Archeologia
Terza serata – 19.06.25 – Cabras, Museo Civico G. Marongiu
Tra isole, memoria e corpi nell’arte: Cabras al centro del Mediterraneo culturale
Dalla Sicilia di Archimede e Ustica alla Sardegna del Sinis, passando per il corpo nell’arte e nella storia. Il Festival dell’Archeologia promosso dalla Fondazione Mont’e Prama ha vissuto ieri a Cabras una delle sue serate più intense e variegate, grazie a un programma articolato che ha spaziato tra letteratura, storia, geopolitica e arte.
La serata, presentata e condotta da Ambra Pintore, si è aperta con una riflessione sulla potenza evocativa della letteratura storica, capace di restituire voce e memoria ai popoli del mare. Nel primo intervento, Francesco Grasso, autore di romanzi storici ambientati nella Magna Grecia e nella Sicilia del Novecento, ha accompagnato il pubblico in un viaggio appassionante: da Siracusa ai tempi di Archimede, durante l’assedio romano del III secolo a.C., fino a Messina nel 1908, tra le macerie del terremoto e l’inquietante intreccio tra storia e mistero. A dialogare con lui Maria Emanuela Alberti, archeologa, docente e studiosa dei rapporti culturali tra isole mediterranee, che ha ricordato come gli scambi e le relazioni tra Sardegna, Sicilia, Creta e Cipro risalgano a millenni fa, in un Mediterraneo dove «sono passati tutti». I due ospiti hanno restituito un’immagine dinamica e potente dell’insularità: approdo e crocevia, laboratorio di storie e identità in continua trasformazione.
Il secondo incontro della serata è stato dedicato alla Carta di Ustica, un protocollo di collaborazione tra la Fondazione Mont’e Prama e la Fondazione Sebastiano Tusa, che guarda al Mediterraneo come rete viva di comunità, memorie e patrimoni condivisi. Valeria Li Vigni, presidente della Fondazione Tusa, ha raccontato come l’esperienza di Ustica abbia stimolato la partecipazione dal basso, grazie a progetti che uniscono nuove tecnologie, ricerca archeologica e coinvolgimento attivo della popolazione: «Lavoriamo su obiettivi comuni: valorizzare i beni culturali mettendo al centro le persone. Ustica ha risposto con entusiasmo e il sodalizio con la Fondazione Mont’e Prama sta aprendo nuove prospettive». Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama, ha proposto una riflessione sull’attualità: «Nel Mediterraneo, da almeno vent’anni, si stanno ridefinendo equilibri politici, sociali e culturali. In questo scenario mutevole, il nostro ruolo è innovare i linguaggi, rafforzare i legami tra territori e promuovere una cultura partecipata. Le comunità devono essere protagoniste della valorizzazione del loro patrimonio, sentendosi parte attiva di un progetto collettivo. Stiamo lavorando alla costituzione di un Centro Studi del Mediterraneo a Cabras, per fare della cultura uno strumento di comprensione reciproca e di crescita condivisa».
Roberto Filloramo, della Fondazione Tusa, ha ribadito come la comunità usticese stia dimostrando grande interesse per il lavoro della Fondazione Tusa: «C’è una forte volontà di custodire e raccontare il proprio patrimonio. La Carta di Ustica è un impegno a non disperdere questa eredità». Giorgio Murru, ha invece evidenziato le somiglianze tra Ustica e Cabras: «Anche il Sinis è un’isola nell’isola. Le esigenze delle due comunità sono simili: coinvolgere chi vive e lavora sul territorio è fondamentale, come stiamo facendo con le cooperative dei pescatori di entrambe le realtà. Non esiste valorizzazione senza partecipazione». Massimo Cultraro ha concluso il panel con un doppio sguardo: «Ustica è legata alla Sardegna sin dal Neolitico, con le testimonianze ritrovate della cultura di Ozieri. Ma c’è anche una connessione più recente: quella del confino politico, che vide protagonisti molti sardi, tra cui Antonio Gramsci. Queste storie comuni meritano di essere ricordate».
A chiudere la serata, l’incontro “L’arte e il corpo. Toccare e non toccare” ha catturato l’attenzione e l’emozione del pubblico, grazie ai contributi di Roberta Scorranese e Claudio Pescio. Scorranese ha esplorato la rappresentazione del corpo umano nell’arte e nella cultura, sottolineando come «il corpo è sempre stato qualcosa di instabile, ambiguo, mutevole. Da Ermafrodito a San Sebastiano, da Michelangelo a Caravaggio, passando per David Bowie e fino ai giorni nostri, l’arte ha raccontato una fluidità che sfugge alle classificazioni rigide». Pescio, con un viaggio attraverso opere che parlano di eccessi, libertà e trasgressione, ha mostrato come «ciò che nell’arte rimane ai margini spesso è ciò che ci racconta di più sulla libertà e sul desiderio di rompere gli schemi».
Il pubblico ha risposto con grande attenzione e interesse all’appuntamento, intervallato dal commento musicale a cura di Chiara Effe.
La quarta edizione del Festival dell’Archeologia si conclude questa sera, venerdì 20 giugno, a partire dalle ore 20:30 al Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras, con una serie di appuntamenti dedicati alla ricerca scientifica e agli orizzonti del Mediterraneo antico, attraverso lo sguardo di archeologi, studiosi e istituzioni impegnati nella valorizzazione del territorio e delle sue connessioni storiche con le grandi civiltà del passato.
La serata si aprirà con un approfondimento dedicato alle relazioni tra la Sardegna nuragica, l’Egeo e il Mediterraneo orientale, con gli interventi di Massimo Cultraro, Raimondo Zucca, Carlo Tronchetti e Anna Paola Delogu. A seguire, si entrerà nel cuore del territorio con un focus sulle prospezioni archeologiche nella laguna di Cabras, presentate da Rita Auriemma, Piergiorgio Spanu e Maria Mureddu. Spazio poi alla presentazione delle recenti indagini nel nuraghe Cannevadosu di Cabras, a cura di Raimondo Zucca, Nicoletta Camedda e Maura Vargiu, prima di concludere con due contributi accademici: uno sulla vita quotidiana a Tharros, a cura di Anna Chiara Fariselli dell’Università di Bologna, e uno sulla relazione tra città e paesaggio costiero, affidato a Carla Del Vais dell’Università di Cagliari. A condurre la serata sarà Ambra Pintore, con l’accompagnamento musicale – in apertura e nei momenti di intervallo – di Ilaria Porceddu ed Emanuele Contis.
Seconda serata – 18.06.25 – Cabras, Museo Civico G. Marongiu
Il Viaggio dei Giganti prosegue tra dialogo internazionale e grandi mostre
Dopo l’emozionante apertura di Bosa, il Festival dell’Archeologia promosso dalla Fondazione Mont’e Prama ha fatto tappa a Cabras, trasformando lo spazio antistante il Museo Civico Giovanni Marongiu in un’agorà contemporanea, dove esperienze locali e prospettive internazionali si sono incontrate attorno al tema della valorizzazione del patrimonio archeologico. Due panel distinti, ma legati da un unico filo conduttore: raccontare il valore delle mostre come strumenti di relazione, scoperta e identità.
Ad aprire la serata, introdotta dalla consueta eleganza di Ambra Pintore, sono stati i saluti istituzionali del presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni, e del sindaco di Cabras, Andrea Abis.
«Trovarci oggi qui – ha affermato Muroni – con due cantieri attivi, tre a Tharros, altri già conclusi e progetti internazionali in corso, ci ricorda quanta strada abbiamo fatto. Quattro anni fa, quando tutto è iniziato, non avremmo mai immaginato di raggiungere risultati così significativi in breve tempo. Oggi raccogliamo i frutti di un lavoro appassionato e condiviso, grazie alle istituzioni, agli enti e soprattutto al personale della Fondazione: un gruppo compatto e determinato che sta scrivendo una pagina nuova nella storia della valorizzazione del patrimonio culturale sardo».
«A Cabras – ha aggiunto Abis – il progetto di promozione del complesso statuario di Mont’e Prama è diventato un laboratorio permanente. È un percorso appassionante, costruito giorno dopo giorno, con persone che hanno dato il massimo nel proprio ruolo. Il motto “un viaggio lungo tremila anni” non è retorica, ma una realtà quotidiana: una comunità che lavora all’unisono, con l’ambizione di esaltare il patrimonio attraverso l’ambiente e l’ambiente attraverso i beni culturali».
Il primo incontro, moderato da Nicoletta Buffon, ha visto protagonisti i curatori internazionali delle mostre dedicate ai Giganti di Mont’e Prama. Un racconto corale, che ha seguito un percorso cronologico dal 2021 a oggi.
Manfred Nawroth, del Neues Museum di Berlino, ha ricordato come la mostra tedesca sia stata la prima tappa assoluta, inaugurata subito dopo la riapertura post-Covid. «Fu un momento speciale. La mostra ebbe un successo straordinario e ci rese consapevoli dell’enorme potenziale culturale dei Giganti».
Natalia Demina, del Museo Ermitage di San Pietroburgo, ha raccontato l’esperienza russa come una sfida emozionante: «Volevamo che il pubblico conoscesse una civiltà affascinante come quella nuragica, e l’abbiamo inserita in dialogo con altre culture dell’Eurasia antica. L’allestimento è stato pensato come metafora del lavoro dell’archeologo: piccoli frammenti che compongono una grande narrazione».
Paolo Giulierini, già direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha ricordato la forte carica emotiva della mostra partenopea: «Rendere pubblica l’emozione dell’apertura delle casse, con statue che emergevano davanti agli occhi dei visitatori, è stato un gesto potente. La mostra ha messo in dialogo scultura e fotografia come linguaggi artistici paritetici».
Infine, Carme Rovira Hortalà, del Museo d’Archeologia della Catalogna, ha raccontato la mostra di Barcellona, ancora in corso: «Volevamo assolutamente portare i Giganti da noi dopo averli visti a Napoli. La Ministra alla Cultura della Catalogna ha voluto visitare l’esposizione durante la Notte dei Musei: siamo stati uno dei soli due musei scelti in tutta la regione, e questo ha generato un’attenzione mediatica enorme». Il panel si è concluso con l’augurio che il viaggio dei Giganti continui ancora a lungo, toccando nuove tappe internazionali, ma anche rafforzando il legame profondo con la loro terra d’origine.
Nel secondo appuntamento, moderato da Ambra Pintore, si è tornati in Sardegna con le mostre ideate e curate dalla Fondazione. Anthony Muroni ha ribadito con forza uno degli obiettivi più sentiti dalla Fondazione e dal Comune di Cabras: «Entro la fine del 2025 vogliamo riportare a Cabras l’intero complesso statuario di Mont’e Prama. Non è solo un auspicio: ci sono atti concreti del Ministero che vanno in questa direzione. Siamo davvero vicini, manca solo un ultimo passaggio. E sarà una svolta straordinaria per il nostro Museo, per la comunità locale e per tutta la Sardegna».
Grande attenzione ha suscitato anche il racconto della mostra dedicata a Tharros, che sarà ospitata al Museo Diocesano Arborense di Oristano. È stato un intervento corale, con le voci di Silvia Oppo, Luca Cheri, Ilaria Orri, Nicoletta Camedda, Viviana Pinna e Maria Mureddu, che hanno delineato la visione di un progetto espositivo articolato e profondo. Come ha spiegato Ilaria Orri, «Tharros è spesso ricordata per la sua necropoli, ma l’intento della mostra sarà quello di esaltare anche l’insediamento nuragico, la monumentalizzazione punica e romana, fino alla Tharros cristiana. Un percorso che attraversa secoli di storia e dialoga con l’identità mediterranea».
Silvia Oppo ha messo in luce la dimensione relazionale del Museo Diocesano: «Dopo dieci anni di attività, continuiamo a operare attraverso l’ascolto, cercando di rispondere ai bisogni culturali della nostra comunità, interpretando il patrimonio in chiave contemporanea».
Luca Cheri, nuovo direttore del Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras, in merito all’esposizione dedicata a Tharros, ha sottolineato l’intenzione di creare un allestimento sobrio ma innovativo: «Vorremmo creare un’esperienza immersiva e sensoriale, con elementi archeologici e digitali a dialogare tra loro, in una mostra sostenibile e riutilizzabile, capace di viaggiare oltre la Sardegna».
Giorgio Murru, intervenendo sul progetto Sulle spalle dei Giganti, ha sottolineato il legame profondo tra Barumini, la visione scientifica di Giovanni Lilliu e l’arte contemporanea di Costantino Nivola: «In Lilliu c’è la scoperta e la consapevolezza di un’identità. In Nivola, la traduzione artistica di questa identità in un linguaggio che guarda al mondo. Con questa mostra si è voluto raccontare che la Preistoria sarda è ancora piena di futuro».
La serata è stata intervallata dall’esecuzione musicale di Federica Urracci & Alessio Sanna Acoustic Duo, che hanno offerto al pubblico un’atmosfera intima e raffinata.
Il Festival dell’Archeologia prosegue questa sera, giovedì 19 giugno, sempre a Cabras, con una serata dedicata a letteratura, archeologia e arte contemporanea. Alle ore 20:30, negli spazi del Museo Civico Giovanni Marongiu, si comincia con Isole nella storia.
Le radici della Sicilia nei romanzi storici di Francesco Grasso, con lo scrittore Francesco Grasso e l’archeologa Maria Emanuela Alberti. A seguire, un confronto su La Carta di Ustica e sulla collaborazione tra la Fondazione Mont’e Prama e la Fondazione Sebastiano Tusa, con Anthony Muroni, Valeria Li Vigni, Massimo Cultraro e Giorgio Murru. La serata si chiuderà con L’arte e il corpo. Toccare e non toccare, incontro con Roberta Scorranese (Fluido, Giunti) e Claudio Pescio (Paradisi Proibiti, Giunti), per una riflessione sul corpo tra arte, etica e narrazione. Conduce Ambra Pintore, mentre l’introduzione e gli intermezzi musicali sono affidati alla cantautrice cagliaritana Chiara Effe.
Prima serata – 17.06.25 – Bosa, ex Convento dei Cappuccini
Il Festival dell’Archeologia riparte da Bosa: storia, musica e territorio inaugurano la quarta edizione
Un viaggio tra la storia millenaria della Planargia ha inaugurato ieri sera a Bosa la quarta edizione del Festival dell’Archeologia, promosso dalla Fondazione Mont’e Prama. Dare, restituire, seminare, creare reti: sono queste le parole chiave che ancora una volta ispirano un Festival che ogni anno sceglie di partire da un luogo diverso, creando legami profondi tra storia, comunità e cultura. Dopo Barumini, Santa Cristina di Paulilatino, Nuraghe Losa di Abbasanta, Laconi e Oristano, è stata Bosa, con il suo castello, il fiume Temo e la sua anima multiculturale, a dare il via all’edizione 2025.
La serata inaugurale, ospitata nell’ex Convento dei Cappuccini, si è aperta con i saluti del Sindaco di Bosa, Alfonso Marras, che nel suo intervento ha sottolineato: «È per noi motivo di grande orgoglio ospitare un evento che unisce cultura e partecipazione. Bosa è un luogo che ha tanto da raccontare, e il Festival dell’Archeologia ci offre l’occasione per farlo in dialogo con tutto il territorio». Anthony Muroni, Presidente della Fondazione Mont’e Prama, ha ringraziato l’amministrazione comunale e ricordato l’importanza di valorizzare luoghi e creare relazioni: «Il nostro format è semplice: la bellezza dei luoghi, la qualità dei relatori, la cura per i dettagli, il piacere di incontrare gli operatori della cultura. Ma proprio per questo c’è il rischio che tutto venga dato per scontato. Serve sostegno, visione, collaborazione. La nascita della Fondazione Bosa è una scelta strategica: come Fondazione Mont’e Prama siamo a disposizione per collaborare e accompagnare – anche solo in qualità di testimoni – un progetto virtuoso come questo». A portare i saluti del Ministero della Cultura, Monica Stocchino, che ha dichiarato: «Il Festival in questi anni ha saputo parlare a un pubblico ampio, attraverso un linguaggio universale che unisce. Guardiamo con grande soddisfazione al lavoro svolto dalla Fondazione Mont’e Prama in questi anni. Si tratta di un modello da esportare: il patrimonio, vissuto così, diventa strumento di crescita e coesione sociale».
La serata è proseguita con gli interventi degli studiosi Attilio Mastino e Antonio Maria Corda, che hanno offerto un ricco affresco della Bosa antica e della sua eredità romana e bizantina, mentre Franco Giuliano Rolando Campus ha guidato il pubblico alla scoperta del castello Malaspina, emblema della fase di incastellamento e simbolo identitario della città. A chiudere la serata, le note coinvolgenti del Quintetto Atlantico, guidato da Enzo Favata, che ha ricordato come proprio a Bosa, lungo il Temo, nacquero le musiche del celebre disco Atlantico (1999), diventato un cult e simbolo di un’epoca musicale capace di unire territori e suggestioni. Ha condotto la serata Ambra Pintore, presenza fissa del Festival, che accompagnerà anche le prossime tappe nel Sinis.
Il Festival dell’Archeologia prosegue questa sera, mercoledì 18 giugno, a Cabras, dove alle ore 20:30 il Museo Civico Giovanni Marongiu ospiterà una serata di grande respiro internazionale. Il pubblico avrà l’occasione di ascoltare i racconti delle mostre internazionali promosse dalla Fondazione Mont’e Prama, attraverso le voci di alcuni dei più importanti curatori europei: Carme Rovira Hortalà, del Museo Archeologico della Catalogna di Barcellona, Manfred Nawroth del Neues Museum di Berlino, Natalia Demina del Museo Ermitage di San Pietroburgo e Paolo Giulierini, già direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. A coordinare e presentare gli interventi sarà Nicoletta Buffon, amministratore delegato di Villaggio Globale International.
Seguirà la presentazione delle mostre organizzate in Sardegna dalla Fondazione: Il ritorno dei Giganti, a cura di Anthony Muroni; Aristocrazie sarde ed etrusche nel mondo mediterraneo, a cura di Paolo Giulierini; la mostra su Tharros al Museo Diocesano Arborense di Oristano, con gli interventi di Silvia Oppo, Luca Cheri, Ilaria Orri, Nicoletta Camedda, Viviana Pinna e Maria Mureddu; e infine Sulle spalle dei Giganti. La Preistoria moderna di Costantino Nivola, a cura di Luca Cheri e Giorgio Murru. Conduce anche questa seconda serata Ambra Pintore, con un’introduzione musicale affidata alla raffinata sensibilità del duo composto da Federica Urracci e Alessio Sanna.