Ipogeo e chiesa di San Salvatore

Nell’entroterra della penisola del Sinis c’è un piccolo villaggio avvolto nel silenzio. È il villaggio di San Salvatore.
Deserto tutto l’anno, il borgo si anima tra fine agosto e i primi di settembre per le celebrazioni religiose.
Il fulcro del piccolo centro è la chiesa dedicata a Gesù Salvatore che custodisce un prezioso ipogeo.

La chiesetta di San Salvatore cela al di sotto del suo pavimento un ipogeo: una suggestiva struttura sotterranea in parte scavata nella roccia e per il resto costruita con l’uso di mattoncini e malta. La tecnica edilizia utilizzata, composta da filari di laterizi alternati a filari di tufelli in arenaria, ha permesso di datare la realizzazione della struttura al quarto secolo dopo Cristo.

La breve discesa conduce a un corridoio sul quale si affacciano a sinistra e a destra due primi ambienti quadrangolari: proseguendo, il corridoio immette in un ambiente a pianta circolare occupato al suo centro e in gran parte dall’imboccatura di un pozzo quadrangolare. Girando intorno al pozzo si aprono le soglie di altri tre ambienti absidati. Il più ampio, a pianta semicircolare, è in asse col corridoio di ingresso.
L’importanza dell’acqua nella struttura è percepibile dalla posizione centrale del pozzo, sia in senso fisico che come elemento fondante della vita e del culto.
Indispensabile per lo sviluppo di ogni insediamento umano, l’acqua è spesso elemento importante della sfera cultuale in tutte le religioni: a essa sono attribuite proprietà benefiche e virtù terapeutiche, motivo per cui spesso fonti, sorgenti e luoghi di raccolta delle acque divenivano spazi sacri. L’acqua dolce è essenziale, soprattutto all’interno di unterritorio da sempre legato alle attività produttive.

Interno dell'Ipogeo di San Salvatore, Cabras.
Il vano con la raffigurazione di Ercole (Eracle) sulla destra per chi accede, a sinistra nella foto.

All’interno degli ambienti sotterranei le pareti mostrano raffigurazioni e iscrizioni che sono antiche attestazioni di epoche diverse, testimonianza del passaggio delle genti nei secoli. Le più ricorrenti sono scene mitologiche, imbarcazioni, animali e corse su bighe o quadrighe. Alcune sono riconducibili, con tutta probabilità, al primo impianto della struttura; altre sono successive, riprodotte nei riusi che gli ambienti hanno avuto nel tempo.

Tra le molte raffigurazioni che possiamo ammirare all’interno dell’ipogeo colpiscono e si distinguono quelle che si trovano nel secondo vano sulla destra. Le loro caratteristiche illustrative hanno contribuito a confermare la datazione della struttura al quarto secolo dopo Cristo.
Sulla parete semicircolare, frontalmente all’ingresso nella stanza, si può osservare la rappresentazione denominata “la conversazione sacra”. Si tratta di una scena collettiva con cinque personaggi riconoscibili con l’attenta analisi degli elementi distintivi di ciascuno, ma grazie soprattutto ai nomi scritti sopra le rispettive raffigurazioni.
Sul lato sinistro si trovano Luna e Venus (Venere), in piedi una accanto all’altra; a fianco a quest’ultima èrappresentato Mars (Marte) e, sulla sua destra, in volo, si trova Amor (Eros) che tiene tra le mani un velo nuziale, simbolo dell’unione matrimoniale tra Marte e Venere. Infine, troviamo Musa, seduta su un ampio sedile e ritratta mentre si allaccia il sandalo, con lo sguardo rivolto verso l’esterno della scena.

Nello stesso ambiente, immediatamente a destra dell’ingresso, è raffigurata una delle dodici fatiche di Ercole. L’eroe è ritratto a torso nudo nel momento in cui le sue braccia stritolano il feroce leone Nemeo, la cui testa nella scena è sottratta alla vista dell’osservatore.
La tecnica e la resa rappresentativa rientrano appieno negli schemi figurativi già osservati per la “conversazionesacra”; da ciò si potrebbe dedurre che le due opere siano state eseguite nello stesso periodo.

Rappresentazione di quadriga romana in una delle pareti del primo vano a destra.
“La conversazione sacra” con le raffigurazioni (da sinistra) di Luna, Venere, Marte e Musa fuori dalla scena, particolare.

All’interno della stessa sala c’è un’altra raffigurazione che desta curiosità: la tabella rettangolare con doppia ansa triangolare che si trova sopra la conversazione sacra. Questo elemento è molto importante poiché spesso identifica le sodalitates (corporazioni) romane. Inoltre, l’iscrizione “SCHOLA” posta al suo interno, indica un luogo di raduno di collegi e corporazioni. Sulla base di questo è stato ipotizzato che l’ipogeo in epoca tardo imperiale fosse la sede di un’antica sodalitas.
A questa considerazione si lega anche il nesso “RF”, da sempre interpretato come radice semitica riferibile a un temine che significherebbe “cura/guarisci” e rivisto ora, alla luce di questa nuova considerazione, come un’acclamazione in cui “R” indicherebbe il nome della sodalitas e “F” starebbe per familiae. Questa ipotesi non si discosta a ogni modo dalla sacralità della struttura.

Villaggio e chiesetta di San Salvatore

Il borgo medievale di origini spagnole, si anima a settembre per la festa del santo e per la Corsa degli scalzi. Luogo di culto da millenni, il villaggio di San Salvatore è diventato occasionalmente anche scenografia del ventesimo secolo per film western.

Il villaggio di San Salvatore è un centro religioso temporaneo composto da numerose e minuscole case disposte a schiera intorno alla chiesetta e a un ampio piazzale quadrangolare. Il centro si anima in occasione delle novene e della festa del santo, che si celebra la prima domenica di settembre. Durante questo periodo i fedeli partecipano ogni giorno a una sentita via crucis in lingua sarda che si svolge lungo le vie del paesino.
Viene inoltre frequentato dagli agricoltori nei periodi della semina, in autunno, e del raccolto del grano, in estate.

La chiesetta di San Salvatore, posta al centro della piazza, fu costruita in epoca spagnola, sul finire del diciassettesimo secolo, sopra il santuario sotterraneo di origini pagane trasformato in seguito in un luogo di culto cristiano.
L’edificio, di pianta rettangolare (13,3 x 9,6 metri), orientato a nord-est, è preceduto da un piccolo portico quadrangolare sorretto da due pilastri di arenaria. L’interno si presenta suddiviso in due navate: quella di sinistra che si conclude con il presbiterio, quella di destra con la sacrestia.

Intorno alla chiesa per le esigenze dei fedeli cominciarono a sorgere, già a partire dal Settecento, le prime case del villaggio che col tempo ha raggiunto le attuali dimensioni, pressoché identiche a quelle attestate intorno alla metà dell’Ottocento.

Villaggio con la strada che conduce alla chiesa di San Salvatore, al di sotto della quale si trovano gli ambienti dell’ipogeo.
Chiesetta di San Salvatore, Cabras.

Ipogeo e chiesa di San Salvatore
via S’arruga de Su Devotu
09072 San Salvatore di Sinis, Cabras (OR)

Visite guidate
tutti i giorni dalle 10 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19
Per ogni visita è previsto un numero massimo di 7 persone e gli orari potrebbero variare in base al numero delle prenotazioni.
Informazioni e prenotazioni:
Cooperativa Penisola del Sinis +39 377 0970567