I popoli del Sinis
Nell’area geografica del Sinis, complessa e ricca per aspetti geografici e ambientali, l’uomo è presente fin dalla più antica preistoria e molti popoli si fermarono, come attestano i numerosi ritrovamenti archeologici riferibili all’età nuragica, diversi siti di contesti di età fenicio-punica e altrettanti di età romana, bizantina e spagnola.
Origini della civiltà nuragica
Il Sinis ha restituito scarse ma significative evidenze archeologiche delle fasi precedenti al ciclo culturale nuragico.
Il bronzo antico è documentato dalle tombe ipogeiche di Serra ‘e is Araus e di S’Arrocca Tunda di San Vero Milis, il bronzo medio dalle domus de janas di Serra e is Araus e nell’abitato di Sa Pesada Manna a Cabras.
Età nuragica
Il Sinis è un’area geografica caratterizzata da una elevata densità di nuraghi.
Tra il bronzo medio e il bronzo recente (dal sedicesimo al tredicesimo secolo avanti Cristo), infatti, nascono i primi insediamenti policentrici, strumento di potere e controllo del territorio, in cui i nuraghi rappresentano le cellule funzionali, interdipendenti e organizzate gerarchicamente.
Secondo le recenti ricerche dello studioso Alessandro Usai, si conservano in queste aree i resti di circa novantatré nuraghi: la tipologia più scarsamente rappresentata è quella dei nuraghi semplici o monotorri di dimensioni normali, vi è un numero importante di nuraghi complessi e infine una serie abbondantissima di piccoli nuraghi, detti anche nuracheddus.
Sono noti, inoltre, circa settantuno insediamenti abitativi nuragici che accompagnano l’età d’oro dei nuraghi e i tempi successivi al loro declino.
Fra tutti, si distinguono i nuraghi Sàrgara, Piscina Arrubia, Su Cadalanu, Leporada e Matta Tramontis nella parte meridionale appartenente a Cabras, Su Cunventu, Spinarba, Nurache ‘e Mesu e Sa ‘e Procus nella parte settentrionale appartenente a San Vero Milis.
Il territorio è dunque costellato da numerosi nuraghi e insediamenti che generalmente occupano la sommità delle alture e i margini degli altipiani, formando una vera e propria rete di controllo e gestione, ma si nota una sorprendente scarsità delle classiche sepolture collettive nuragiche, le “tombe dei giganti”.
Anche i luoghi di culto conosciuti sono pochi, distrutti o in pessime condizioni. Meritano di essere ricordati il pozzo sacro di Cuccuru ‘e is Arrius (bronzo finale) e l’ipogeo di San Salvatore, di epoca romana imperiale, provvisto di camera circolare ipogeica e scala di discesa, che richiama strettamente i pozzi sacri nuragici e che potrebbe essersi originato proprio da un tempio nuragico di questo tipo.
Età fenicio punica
Nel periodo compreso tra il dodicesimo e il nono secolo avanti Cristo (bronzo finale e prima età del ferro), presso le comunità nuragiche, si rileva una interessante presenza di materiale ceramico e bronzeo di provenienza orientale, dapprima cipriota e poi fenicia, che dal golfo di Oristano, attraverso la valle del Tirso, giunge nell’interno dell’isola.
Sono dunque concrete le testimonianze della presenza dei popoli orientali, per lo più fenici, che percorrevano le rotte mediterranee occidentali alla ricerca delle materie prime e di nuovi mercati per i loro prodotti di raffinato artigianato. In questo periodo si attestano scambi commerciali tra i diversi popoli e culture, ma non si tratta ancora di veri e propri insediamenti.
Dall’ottavo-settimo secolo avanti Cristo la presenza fenicia nell’isola si fa più stabile. Particolarmente importante l’area di Tharros, il cui insediamento fenicio risalirebbe al settimo secolo avanti Cristo sviluppandosi nelle aree di Capo San Marco e di San Giovanni. In età punica l’antropizzazione della penisola del Sinis resta indissolubilmente legata alle vicende della città di Tharros, unico centro urbano posto a controllo del limite settentrionale dell’area di Oristano. Le profonde trasformazioni che interessano la città a seguito dell’affermazione cartaginese, presto si manifestano in tutta l’area.
Nella seconda età del ferro (settimo-sesto secolo avanti Cristo) la presenza di materiale orientale, per lo più fenicio, si incrementa. Nascono empori e città di origine fenicia, la popolazione di tradizione nuragica assorbe usi e costumi orientali e si fonde con gli ospiti ormai integrati.
Età tardo-punica
Nel quarto-terzo secolo avanti Cristo la pressione demografica sul territorio raggiunge la sua massima intensità, con un numero assai elevato di insediamenti che mostra una continuità di frequentazione rispetto alle fasi precedenti. Si può ipotizzare in base ai recenti studi, per lo più relativi a ricognizioni di superficie, che vi fossero presenti numerosi luoghi di culto, documentati dalla presenza della coroplastica (tecnica di lavorazione della terracotta), e si ritiene che in alcuni casi questi sfruttassero e riutilizzassero i monumenti nuragici presenti nell’area come strutture per i culti.
Le aree funerarie, infine, risultano meno note, a eccezione delle necropoli dell’insediamento di Tharros.
L’assetto territoriale in età tardo-punica conosce, con il passaggio alla dominazione romana, una forte continuità sia nelle scelte insediative sia nelle pratiche cultuali che rimangono in uso fino alla prima età imperiale (primo secolo dopo Cristo).