
dal passato per raccontarci
le loro storie.

Storie di nuraghi e pietre sacre.


Uomini umili ci hanno rivelato un passato glorioso che ancora cerchiamo di comprendere.
Le campagne di scavo condotte fin dagli anni Settanta nel sito archeologico di Mont’e Prama hanno portato alla luce circa diecimila frammenti di pietra che, a tutt’oggi, compongono il noto complesso scultoreo di Mont’e Prama. Si tratta di un materiale immenso e indefinito: negli scavi si rinvengono continuamente nuovi frammenti che devono essere documentati e restaurati prima di poterli eventualmente attribuire a sculture distinte.
Le sculture sono state scolpite in una pietra calcarea, tenera e di color chiaro, proveniente da cave localizzate probabilmente nella zona di Santa Caterina di Pittinuri, distanti dal sito circa sedici chilometri in linea d’aria. La maggior parte dei betili e almeno la parte basale di un grosso modello di nuraghe sono in arenaria proveniente dalla costa occidentale del Sinis, distante circa cinque chilometri.
Le sculture erano ricavate ognuna da un singolo blocco di pietra e scolpite a tutto tondo, per essere viste da tutti i lati, anche dalla parte posteriore, come si può evincere da alcuni dettagli presenti nel retro.
Il materiale restaurato e gli ultimi ritrovamenti in attesa di restauro sono esposti al pubblico nel Museo archeologico nazionale di Cagliari e nel Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras.
Gli attuali programmi d’indagine mirano ad ampliare l’area di scavo per chiarire l’organizzazione del luogo e le vicende del lungo arco di tempo che va dall’impianto della necropoli alla formazione del complesso scultoreo, fino alla sua distruzione.


del 2014

del 2015-2016



