Scoperta e scavi

Luoghi misteriosi riemergono dal passato per raccontarci le loro storie.

Storie di guerrieri, arcieri, pugilatori.
Storie di nuraghi e pietre sacre.

Gli aratri dei contadini hanno messo in luce casualmente ciò che la terra custodiva. Uomini umili ci hanno rivelato un passato glorioso che ancora cerchiamo di comprendere.

Giovanni Lilliu, in una foto di Enrico Atzeni, durante un saggio di scavo del 1977.
Una fase degli scavi del 1979 diretti da Carlo Tronchetti.

Scoperto casualmente nel marzo del 1974, il sito archeologico di Mont’e Prama è stato oggetto di diversi interventi di scavo e recupero tra il 1975 e il 1979, il 2014, il 2015-2016 e, in tempi più recenti, tra il 2018 e giugno 2022, data dell’ultimo intervento.

Le campagne di scavo condotte fin dagli anni Settanta nel sito archeologico di Mont’e Prama hanno portato alla luce un materiale immenso e indefinito: negli scavi si rinvengono continuamente nuovi frammenti che devono essere documentati e restaurati prima di poterli eventualmente attribuire a sculture distinte.

Le sculture sono state scolpite in una pietra calcarea, tenera e di color chiaro, proveniente da cave localizzate probabilmente nella zona di Santa Caterina di Pittinuri, distanti dal sito circa sedici chilometri in linea d’aria. La maggior parte dei betili e almeno la parte basale di un grosso modello di nuraghe sono in arenaria proveniente dalla costa occidentale del Sinis, distante circa cinque chilometri.

Le sculture erano ricavate ognuna da un singolo blocco di pietra e scolpite a tutto tondo, per essere viste da tutti i lati, anche dalla parte posteriore, come si può evincere da alcuni dettagli presenti nel retro.
Il materiale restaurato e gli ultimi ritrovamenti in attesa di restauro sono esposti al pubblico nel Museo civico Giovanni Marongiu di Cabras e nel Museo archeologico nazionale di Cagliari.

Gli attuali programmi d’indagine mirano ad ampliare l’area di scavo per chiarire l’organizzazione del luogo e le vicende del lungo arco di tempo che va dall’impianto della necropoli alla formazione del complesso scultoreo, fino alla sua distruzione.

Le prime campagne di scavo

Negli anni Settanta, due agricoltori scoprono, durante le arature, le prime sculture.

I primi rinvenimenti segnalati avvengono nella primavera del 1974. La Soprintendenza archeologica di Cagliari intraprende una prima campagna di scavo a dicembre del 1975, curata da Alessandro Bedini. Nel 1977, in gennaio, un saggio di un solo giorno diretto da Giovanni Lilliu e Enrico Atzeni e, in dicembre, una serie di saggi condotti da Maria Luisa Ferrarese Ceruti e Carlo Tronchetti. Nel 1979, la prima campagna di scavo sistematico è diretta ancora da Carlo Tronchetti.

Queste prime indagini archeologiche permettono di rilevare una necropoli in uso per alcuni secoli, che mostra segni di diversi momenti di formazione.

Un’immagine della sequenza storica del ritrovamento della "testa bella".

La campagna di scavo del 2014

Il 5 maggio del 2014 riprendono dopo più di trent’anni le indagini archeologiche a Mont’e Prama.
Vengono effettuate indagini geofisiche con il georadar senza tuttavia rinvenire elementi a conferma delle anomalie individuate.
Quindi gli scavi si concentrano nuovamente sulla necropoli, a sud delle porzioni indagate da Bedini e Tronchetti negli anni Settanta.

Il rinvenimento più eclatante degli scavi del 2014 è il recupero di due statue di pugilatori la cui iconografia era fino a quel momento assente nel repertorio delle rappresentazioni antropomorfe di Mont’e Prama. Questi esemplari si avvicinano all’iconografia del famoso bronzetto nuragico di Cavalupo di Vulci datato al nono secolo avanti Cristo.

Il ritrovamento delle due statue durante gli scavi del 2014.

La campagna di scavo del 2015-2016

Nel mese di maggio del 2015, la Soprintendenza avvia una nuova campagna di scavo che permette il recupero e il ripristino di tutta la lunga trincea aperta tra il 1975 e il 1979 e di raccordare la vecchia trincea con quella del 2014.

Gli scavi della necropoli permettono, inoltre, di individuare almeno altre 22 nuove tombe, metà delle quali pertinenti a un tipo intermedio con pozzetto parzialmente costruito in pietrame e con lastra di copertura di varia forma.
Ma, ancora una volta, non si trovano indizi che chiariscano la disposizione originaria delle sculture.

Alessandro Usai durante una fase di scavo a Mont’e Prama nel 2015.